I sistemi di vibrato storici alternativi al Fender per Stratocaster.
In questo articolo trattiamo dei vibrati per chitarra elettrica Bigsby e Gibson, utilizzati su strumenti Gibson, Gretsch, Epiphone, Guild, National e tanti altri.
Oltre
Bigsby e Gibson, tra i sistemi di vibrato tradizionali
alternativi a quello della Stratocaster, esistono almeno altri quattro
tipi adottati ancora oggi su repliche e interpretazioni di strumenti vintage:
- Fender
Floating Tremelo o
Tremolo, brevettato nel 1961, con una
molla, montato su chitarre Jazzmaster e Jaguar. Ha la piastra base a lama di
coltello (knife edge) ed è bloccabile tramite una manopola.
Il funzionamento è discreto per un uso delicato
- Fender Dynamic Vibrator, con due molle, montato sulla Mustang (1964). Come il Floating, funziona in combinazione con il ponte.
- Mosrite Vibramute, un bel sistema in alluminio che include vibrato, ponte e sordina. Concettualmente non è molto lontano dal Bigsby
- Epiphone Tremotone, un vibrato su cuscinetti (in seguito dotato di molla sotto la leva come i Bigsby) usato sulle chitarre Epiphone, casa acquisita nel 1957, per cui la Gibson potè usare per questa unità la denominazione Vibrola. La barra agiva in distensione e aveva sedi di diversi diametri per le corde, ottimizzando l'effetto sonoro del vibrato a mo' di pedal steel.
In
questo articolo parliamo però di altri tre vibrati di rilevanza più ampia,
anche se assai meno diffusi dello Stratocaster classico e dei suoi successori floating e locking, trattati in
articoli dedicati del blog
Soundsation. Prima però, una breve premessa...
Il
garage studio di Les Paul a Hollywood
Nell'articolo
“I destini incrociati di LesPaul, Leo Fender e Paul Bigsby” abbiamo visto come negli Anni '40 la casa di Les Paul
a Hollywood fosse frequentata da amici importanti per lo sviluppo della
chitarra elettrica: Leo Fender e Paul Bigsby. Durante quegli
incontri serali a base di birra, barbecue e buona musica si confrontavano idee
per la registrazione multipla, il tape echo, le lap steel da suonare
con lo slide, le future solid-body e i loro componenti.
La
Vib-Rola Kauffman
Collaboratore
della Rickenbacker, anche Doc Kauffman era amico di Les Paul. Già
nel 1928 aveva richiesto un brevetto per il suo Apparatus for producing tremolo effects.
La Vib-Rola
Kauffman fu adottata da Les Paul per la sua Log sperimentale (alcune
fonti la danno per una creazione del chitarrista), dalla Gibson su alcune
ES-150, dalla Epiphone come opzione e dalla Rickenbacker su alcune Electro
Spanish in bachelite degli Anni '30.
Pensata
per simulare il cambio di intonazione (pitch) di una lap o pedal
steel, ne fu prodotta anche una sfortunata versione motorizzata per le Vibrola
Electro Spanish del 1937!
La
Rickenbacker continuò a usare la Kauffman fino agli Anni '60.
Nella
seconda metà degli Anni '40 il cantante e chitarrista Merle Travis
chiese a Paul Bigsby di riparare la Vibrola Kauffman della sua Gibson L-10,
aprendo un nuovo capitolo per il vibrato (vedi articolo “I destini incrociati di LesPaul, Leo Fender e Paul Bigsby”).
La leva
del vibrato Kauffman si muoveva lateralmente rispetto all'asse
longitudinale della chitarra, anziché verticalmente. Il meccanismo era
costituito da una staffa metallica collegata a una o due molle e
all'attacca-corde, con un ponte appena oscillante (rocking). Il sistema
era ingegnoso e pionieristico, ma dava problemi nel mantenere l'accordatura.
Vibrole
Gibson: la Sideways
Durante
gli Anni '50 la Gibson, oltre ad adottare il vibrato Bigsby su licenza,
aveva puntato sul proprio Vibra-Rest, un dispositivo a forma di chitarra
stilizzata che si montava direttamente sulle corde tra ponte e attacca-corde a trapezio delle arch-top, sfruttandone la
relativa mobilità.
La
leva della successiva Sideways Vibrola (1961-1962) si azionava
lateralmente, similmente alla Kauffman, ma era basata su un meccanismo più
articolato, solido e pesante. Non ebbe successo e fu abbandonata. Oggi è
riproposta sulle reissue per motivi di fedeltà.
Vibrole
Gibson: la Maestro
Negli
Anni '60 sulle solid-body Gibson, in particolare SG e Firebird,
fu ampiamente applicato un vibrato basato sull'elasticità di una lamiera
ricurva poggiata tangenzialmente sul top della chitarra. Denominato Maestro
Vibrola, Deluxe o Lyre secondo le versioni, questo poteva
essere lungo o corto, con o senza una lira incisa sul coperchio, a volte con un
terminale in ebano intarsiato in madreperla.
Setup
delle Vibrole Gibson
Eccettuando
i vibrati Bigsby montati su licenza, degli altri sistemi Gibson è frequente
sentir dire che il miglior modo di farli funzionare è non usarli o addirittura
smontarli, cosa che in effetti molti chitarristi hanno fatto pure su strumenti
vintage e di pregio.
Aggiungo
che, se si osserva l'andamento angolato delle corde su una classica
paletta Gibson simmetrica e piegata all'indietro, soprattutto per re e sol
si intuisce che un funzionamento fluido e preciso del vibrato non è facile.
Volendo
utilizzare una Vibrola Gibson, se ne può ottimizzare l'azione lubrificando
di quando in quando con grafite (va bene una matita) i solchi del capotasto.
Questo può essere di osso perfettamente tagliato e lucidato o anche di
materiale auto-lubrificante. È bene che i ponti Tune-o-matic, se non
sono del tipo con selle a rulli (roller bridge), abbiano i piloni
direttamente avvitati nel legno, senza contro-piloni, in modo
che sia favorita una lieve oscillazione a seguire il vibrato. Ci
possiamo accorgere di capotasti e selle che ostacolano il movimento delle corde
se avvertiamo piccoli rumori metallici nell'accordare o nell'usare la
leva.
Altro
importante accorgimento per ottimizzare la tenuta dell'accordatura è il
perfetto montaggio delle corde e lo stretching di
quelle avvolte, operazione che consiste nel fletterle tra le dita per
sciogliere il contatto tra anima e avvolgimento.
Il
True Vibrato Bigsby
I
consigli pratici sulla lubrificazione e il taglio del capotasto sono validi anche per il True
Vibrato Bigsby, di gran lunga di maggior successo rispetto alla Vibrola
Gibson nelle sue diverse versioni.
Questo
sistema, comparso nel 1951, è sopravvissuto ai decenni ed è ancora molto
apprezzato e diffuso, grazie alla sua buona efficienza per un uso
moderato come colore. Tra i suoi pregi ci sono anche la morbidezza
dell'azione e la possibilità di un pur minimo movimento verso l'alto.
Non è all'altezza di un ponte floating quanto a escursione, ma mantiene
discretamente l'accordatura e il suo contributo timbrico è più “coerente”
con quello della chitarra, sia essa hollow, semi-hollow o solid-body, mentre il
vibrato Fender, tra cavità e molle,
conferisce un suono “strato” a qualsiasi strumento ne sia equipaggiato.
Oggi
il marchio Bigbsy è di proprietà della Fender Musical Instruments Corporation.
Ne esistono versioni made in USA di qualità e prezzo elevati (Kalamazoo Series,
in alluminio) e asiatiche su licenza (Lightning Series, sempre in
alluminio).
Design
della Bigsby
Per
il suo vibrato Paul Bigbsy sfruttò l'esperienza di metallurgista
di parti di moto. Disegnò il progetto su carta, realizzò un modello in legno,
colò l'alluminio nello stampo (fusione in sabbia o sand-casting) ed ecco
nato un nuovo pezzo della storia della chitarra: il vibrato Bigsby B6!
Non si sa perché Paul lo numerò così...
Il vibrato Bigsby si basa su un ponte (rocking o rocker bridge) che ondeggia leggermente sotto il movimento delle corde avanti e indietro quando si aziona la leva. In origine era adatto alle chitarre hollow body, privo di selle separate e concepito per il sol avvolto dell'epoca. In seguito comparvero ponti con compensazione dell'intonazione prefissata o con selle a rullo, ma è frequente vederlo accoppiato a ponti stile Tune-o-matic avvitati direttamente a legno.
Una molla sotto la leva bilancia la tensione delle
corde. Muovendo su e giù la leva, si comprime/rilascia la molla. Le corde
passavano inizialmente sotto un cilindro su cuscinetti che fungeva anche
da attacca-corde. Con il modello B7 fu anteposto un secondo cilindro metallico
per aumentare l'angolazione delle corde, presente anche sul B5 per
solid-body (detto horse-shoe).
La leva Bigsby ha un range d'azione limitato, una
leggera flessione dell'intonazione, ma è molto sensibile e morbida da azionare.
Oltre alla leva di lunghezza fissa, ne esistono di regolabili ed ergonomiche,
come quella adottata sulle Gretsch dedicate a Chet Atkins (wire arm).
Uso
della Bigsby
C'è
chi usa la leva Bigsby tenendola nel palmo della mano se è abbastanza
lunga; oppure tenendola sotto (o tra) il mignolo e l'anulare. Il famoso effetto
di Duane Eddy all'inizio del brano Peter Gunn (H.Mancini, 1958) è
invece ottenuto con la corda mi basso a vuoto e la leva pigiata dalla mano
sinistra (chitarra accordata un semitono su o capotasto mobile al I tasto).
Per non ritrovarsi con la leva troppo avanti o troppo indietro rispetto alle
proprie esigenze, è importante che la chitarra abbia la versione Bigsby
della lunghezza corretta (short o long), variabile dai circa 194 mm.
della B3 ai 235 mm. della B6. Sul sito del marchio
sono descritti i vari modelli per ogni tipo di chitarra, Telecaster
inclusa (B16).
Setup
del Bigsby
Il
vibrato Bigsby è tanto solido e ben progettato quanto semplice. Verifichiamo
che i movimenti delle parti siano fluidi. I rulli su cuscinetti devono ruotare
liberamente. Se necessario i cuscinetti ad aghi si possono pulire
occasionalmente con benzina per accendini e lubrificare con grasso al litio,
ma è bene rivolgersi a un tecnico.
Sono
disponibili sul mercato rulli alternativi con cuscinetti a sfera
sigillati.
Al
cambio corde, alziamo la leva e portiamola indietro. Controlliamo la brugola nel
braccetto porta-leva. Registriamo la resistenza della leva alla
rotazione tramite il dado posto sotto la leva stessa.
Occhio
a non perdere la guarnizione in nylon posta sotto la molla, che deve
essere in perfetto stato, non schiacciata. Per avere una sensibilità diversa,
la molla può essere sostituita con altre reperibili sul mercato.
Per
facilitare il montaggio delle nuove corde, preformiamo il terminale riavvolto
(lato pallino) con un andamento ricurvo, aiutandoci con una pinza o un
oggetto cilindrico. Dopo il montaggio eseguiamo lo stretching delle
corde.
Se i
piloni del ponte sono inseriti in contro-piloni è bene che il ponte sia del tipo
a rulli. Verificate che le corde prima di raggiungere il vibrato non
tocchino il bordo del ponte.
Come
detto, lubrifichiamo i solchi del capotasto con prodotti specifici per la manutenzione. L'ultimo accorgimento è
destinato ai più bravi DIY o al vostro liutaio: se avvertite scricchiolii e il
vibrato fa difficoltà a tornare all'accordatura iniziale, controllate i tagli
del capotasto, che devono accompagnare le corde in uscita verso le
rispettive meccaniche.
Soprattutto
sulle solid-body con top arcuato e Bigsby B5, verificate che il corpo del
vibrato sia ben posizionato e i cilindri siano perfettamente allineati con
il ponte. Se serve agite sulle viti di fissaggio. Esistono adattatori
pensati per lo scopo, come il Vibramate.
È
tutto. Godetevi il vostro vibrato e buon twang!
Fabrizio Dadò