Da
due pedali a dieci, la regola è la stessa: keep it simple!
In questo articolo ci dedichiamo ai pedali
effetto per chitarra elettrica e a come posizionarli in una pedaliera.
L’articolo è adattabile anche al basso.
Ci occupiamo in modo
succinto e comprensibile di effetti a pedale (anche detti stompbox) e pedaliere (pedalboard)
per chitarra elettrica, dando per scontato che chi legge conosca già le
differenze tra i vari effetti
a pedale disponibili per i chitarristi e i bassisti.
Mettiamo a fuoco alcune cose semplici e fondamentali.
Per facilitarne la
gestione, mi piace suddividere gli effetti, inclusi quelli a pedale, in tre
grandi gruppi: dinamici, estetici, ambienti/ritardi.
- Dinamici
Come dice il nome, sono quelli che hanno a che fare con la dinamica di segnale, anche se riferita a porzioni del range di frequenze interessato, influendo su equalizzazione, volume, guadagno, distorsione, compressione, etc.
- Estetici
Sono quelli che aggiungono una modulazione al nostro sound, quindi chorus, phaser, flanger, tremolo, vibrato, rotary, etc. Gli envelope follower, gli auto-wah e simili si possono considerare una via di mezzo tra dinamici ed estetici secondo i tipi.
- Ambienti/ritardi
Sono gli effetti che hanno a che vedere con la riflessione e la ripetizione del suono, lunga o corta che sia, dal riverbero più stretto a un lungo delay, con o senza modulazione delle code di segnale.
L’ordine in cui sono
state elencate le su descritte tipologie di effetti rappresenta già un
possibile suggerimento per la disposizione degli stessi nella nostra catena di segnale. Partiremo quindi
con gli effetti dinamici, proseguiremo con quelli estetici e chiuderemo la
nostra pedaliera con ambienti e ritardi. In realtà questi ultimi, in diversi
casi, possono essere posizionati, ad esempio, prima di alcune modulazioni, o in parallelo ad esse.
Distorsore, Chorus e Delay: in quale ordine?
Immaginiamo di
disporre di un terzetto classico di pedali: un distorsore, un chorus e un delay analogico o digitale secondo gusti
e necessità. Il gioco in questo caso è presto fatto; l’ordine di successione
più corretto è proprio quello indicato:
- distorsore ► chorus ► delay
Tuttavia, potrebbe
essere molto interessante, e in diversi casi consigliabile, posporre il chorus
al delay. Una situazione del genere descritto è gestibile anche senza pedaliera
e senza alimentatore, semplicemente
collegando i tre pedali con la loro batteria
interna da 9 Volt uno dopo l’altro.
Supponiamo di voler
aggiungere un wah-wah o un pedale
volume: la posizione più consona è, per entrambi, prima del distorsore.
Tuttavia, se provate a usare un wah dopo il distorsore noterete che la sonorità
cambia, risultando più dolce e controllabile.
Alimentazione effetti: pila o alimentatore esterno?
Bene, fin qui
potremmo non aver bisogno di pedaliere. Il fatto di usare batterie da 9V
inoltre ci evita i problemi di rumore potenzialmente legati a un’alimentazione
esterna. Ci porteremo dietro i nostri 3-4 pedali e magari collegheremo solo
quelli che servono a seconda della situazione. Se però non abbiamo intenzione
di controllare ogni volta lo stato delle batterie, oppure se il delay è digitale
e complesso, e consuma la sua pila rapidamente, sentiremo il bisogno di un alimentatore esterno.
Siamo ancora nella
possibilità di non montare i pedali in una pedaliera, ma semplicemente di
dotarci di un congruo alimentatore
esterno e munirlo di un cavetto di alimentazione cosiddetto a catenella o a margherita o daisy chain
per gli anglofili. Questo porterà la corrente ai nostri 3-4 pedali e sarà
sufficiente finché si resta in un ragionevole range di consumo totale di
corrente, diciamo ad esempio intorno a 1 Ampère.
Pedali effetti: come calcolo il fabbisogno energetico?
Per calcolare la corrente
di cui abbiamo bisogno, basta sommare i valori di assorbimento, espressi in milliAmpère (1 Ampère = 1000 milliAmpère
o mA), e scegliere un alimentatore capace di fornire una corrente uguale o,
meglio, superiore di un 10% o più al fabbisogno calcolato.
Conti a parte, come
ci accorgiamo che i nostri pedali stanno ottenendo dalla batteria o
dall’alimentatore meno corrente di quanta ne chiedono? Tecnicamente, misurando le
batterie con un tester prima della performance; banalmente, dal calare della
luminosità delle spie; concretamente, dalla qualità del suono che si degrada. L’indicazione
più evidente di solito è una scarsa risposta al tocco, una distorsione piatta,
un delay confuso. Devo a questo punto ricordare un fatto fondamentale riferito
ai pedali vintage…
Il suono della pila: Zinco-Carbone vs Alcalina
Uno degli elementi
più importanti del suono dei pedali,
udibile alle orecchie più sensibili e allenate, è l’alimentazione a pila zinco-carbone, la più vecchia,
visto che la sua ideazione risale alla fine del XIX Sec. È ricca di difetti e
variabili dell’efficienza legati (non solo) all’inevitabile calo di tensione
tra i due poli nel tempo. Tuttavia certe sonorità assai care ai chitarristi
sono dovute proprio all’uso di pile zinco-carbone da 9V, tant’è vero che
esistono famosi musicisti (Eric Johnson in testa) che ne privilegiano l’uso, e
costruttori di alimentatori esterni che sono in realtà assemblaggi di batterie.
Una certa morbidezza dinamica e timbrica, una
certa velatura di frequenze che hanno
fatto storia nei vecchi dischi rock, spesso non sono altro che il segno di una
pila zinco-carbone al lavoro, magari un po’ scarica e sotto stress. Quindi, la
risorsa alimentatore esterno non è necessariamente la più valida timbricamente,
anche se assai pratica.
Se usiamo solo un
compressore, un overdrive e un delay, ad esempio, non dobbiamo temere di usare
una pila zinco-carbone per il primo e il secondo, e un’alcalina per il terzo.
Ricordiamoci sempre che al contrario della zinco-carbone, la batteria alcalina
garantisce una tensione costante nel tempo fino al totale e, il più delle
volte, improvviso esaurimento.
Pedaliere a tutta… GAS
Conosco molti
chitarristi, soprattutto della vecchia scuola, che amano andare in giro con la
loro borsa o valigetta di pedali,
batterie e/o alimentatore, usando di volta in volta quel che serve. Ma da
almeno un decennio a questa parte si è diffusa l’esigenza, a volte più
edonistica che reale, di avere tutti i propri pedali montati su una pedaliera,
allineati, alimentati e pronti all’uso. Bene, trasferiamo allora i 3-4 pedali
di cui sopra su una pedaliera.
Non mi soffermo qui
sulle pedaliere, ce ne sono a bizzeffe, sono grosso modo simili e fanno tutte
la stessa cosa: supportare i nostri effetti a pedale in maniera stabile,
ordinata e facilmente trasportabile. Alcune sono dotate di un alimentatore
incorporato, soluzione buona solo se siamo altrettanto stabili nelle nostre
scelte in materia di effetti e siamo certi che quell’alimentatore risponderà a
lungo alle nostre necessità.
Premessa 1
Quando
scegliamo i nostri effetti a pedale, ricordiamoci sempre che i suoni storici, quelli resi famosi da
dischi che hanno venduto centinaia di migliaia o milioni di copie, sono quasi
sempre frutto di pedali semplici, capostipiti, insomma i “soliti noti”: Ibanez TubeScreamer, Electro-Harmonix Big Muff Pi, Boss DS-1 e CE-1, Shin-ei Uni-Vibe, Dallas-Arbiter Fuzz Face, Wah Wah Vox, MXR Dyna Comp e pochi altri. Di questi effetti, spesso basati su
circuiti da manuale di elettronica, esistono infinite repliche e varianti
proposte a prezzi concorrenziali dal mercato, al fianco di costosi modelli
cosiddetti boutique. Ricordiamocelo
quando le sirene del marketing ci attraggono da una parte all’altra del WEB.
Consideriamo
inoltre una importantissima differenza: non tutto quello che suona bene in cameretta suona altrettanto bene in saletta o in studio, con batteria, basso e magari pure voce e tastiere. Alla
cremosità di medio-basse avvolgenti che apprezziamo nel silenzio del nostro
studiolo può essere magari preferibile un suono dritto sulle medio-alte. E
ancora, la “spillosità” di un fuzz o un fruscio
di troppo si possono perdere tra le frequenze alte della nostra band senza
generare fastidio (attenzione: altro è il ronzio,
quello sì irrimediabilmente fastidioso!).
Premessa 2
Personalmente sono
oggi un chitarrista all’antica, così come per lo stesso identico motivo ero un
chitarrista moderno negli Anni ’90: delay e riverbero li collegavo e li collego
nel loop effetti dell’amplificatore.
Da un punto di vista logico penso infatti che ritardi e ambienti debbano
intervenire dopo qualsiasi possibile trattamento timbrico del segnale, come “in
natura” e debbano essere forniti da un buon multieffetto
con elevate specifiche di trattamento AD/DA (non importa se da pavimento o a rack).
Detto questo, quando è necessario, collego i miei delay e riverbero in
pedaliera, consapevole che il loro suono sarà “sporcato” dalla
preamplificazione a seguire.
Compressore, pedale volume, modulazioni e ambienti... La
catena effetti si allunga
I nostri pedali dai 3
iniziali sono aumentati di numero. Ora abbiamo, ad esempio: pedale volume,
pedale wah-wah, compressore, overdrive, distorsore (magari per
metal), phaser, tremolo/vibrato,
chorus, delay, riverbero. Il compressore ha la brutta abitudine di amplificare
il rumore proveniente dagli effetti precedenti quindi è solitamente posto in
cima alla catena di segnale, ma possiamo anche metterlo dopo il pedale volume. Fermo
restando che la sperimentazione è sempre una buona idea, la successione
consigliabile di questi effetti è:
- compressore ► pedale volume ► pedale
wah ► overdrive ► distorsore ► phaser
e fin qui siamo
nell’ambito di un segnale tempo-lineare, pur se modulato dal phaser.
Dal chorus in poi
entriamo nel mondo dei ritardi, dal momento che modulazioni come chorus e
flanger implicano l’applicazione di un brevissimo ritardo al segnale in
ingresso. Due le soluzioni facili:
- modulazioni-delay:
le modulazioni sono ripetute dal delay.
Risultato più clinico e pulito.
- delay-modulazioni:
le modulazioni sono applicate al delay
Risultato più denso e pastoso.
Tremolo, vibrato e rotary
C’è un blocco effetti
che non rientra esattamente nella precedente descrizione: quello di tremolo, vibrato e, aggiungo, simulazioni
di Leslie (analogiche o digitali) legate o meno all’Uni-Vibe. Qualche
definizione:
- tremolo: variazione in volume
- vibrato: variazione in frequenza o pitch (sì, la Fender
ha sempre sbagliato a scrivere ‘Synchronized
Tremolo’ sulla paletta della Stratocaster e anche su alcuni
amplificatori, ma Leo Fender era un grande tecnico, non un musicista
classico, e quindi lo perdoniamo)
- Leslie o rotary e
simili: il famoso amplificatore a motore rotante per gli organi Hammond
nacque per simulare la ricchezza timbrica di un organo a canne
nell’ambiente riverberante di una chiesa; doveva quindi renderne complesso
il suono base con ritardi e modulazioni sia di frequenza che di ampiezza.
Questo dovrebbero fare i pedali ispirati al Leslie, dalle emulazioni
analogiche alle simulazioni digitali. Non essendo esattamente né chorus né
vibrato né eco
come li intendiamo oggi, il loro posizionamento va ragionato e scelto
sulla base del proprio gusto
musicale, ma sicuramente verso la fine della nostra catena di segnale.
Fate le vostre prove!
Pedali effetto multipli
Per risparmiare un
po’ di spazio e organizzare meglio la pedaliera, c’è la possibilità di
utilizzare pedali a doppia funzione
o multipla funzione: ad esempio, riverbero+delay
o booster+compressore o,
ancora, un unico pedale per tutte le modulazioni; alcuni
consentono persino il posizionamento in catena dei singoli effetti che offrono in serie o in parallelo. Se non siamo
intransigenti su un singolo tipo di effetto, questi pedali multipli possono
rappresentare una soluzione molto pratica!
Il tuner
Personalmente mi piace
destinare all’accordatore o tuner uno spazio in pedaliera,
anche se oggi molti chitarristi preferiscono usare un mini-tuner a contatto montato
sulla paletta della chitarra e risparmiare un posto tra i pedali. Ce ne sono
tanti modelli, non tutti true-bypass
e non tutti con un buon buffer
interno. Se andremo a inserire un tuner in pedaliera, scegliamolo con funzione Mute (l’accordatura avviene in silenzio)
e true-bypass; posizioniamolo a monte di tutti gli altri pedali oppure subito
dopo un effetto con buffer: l’indicazione dell’accordatura potrebbe risultare
più stabile. Inutile dirlo: display grande e di luminosità adeguata, ma senza
eccedere perché alcuni prodotti risultano davvero accecanti.
Il booster
Un altro elemento importante
della nostra catena effetti è il booster, che tratto in
coda perché la sua funzione spesso può essere svolta da un overdrive o da un
compressore con il livello di guadagno o compressione tenuto al minimo (o su di
lì secondo i gusti) e il livello d’uscita più alto dell’unità. In ogni caso il
suo posto è prima di tutti gli altri pedali, per evitare di enfatizzare insieme
al segnale dello strumento anche il rumore eventualmente generato dai pedali
successivi. Un’accoppiata critica può essere quella con il compressore, quindi
scegliamo il miglior booster che possiamo permetterci. Alcuni compressori
offrono anche un utile riduttore di rumore regolabile. La Nux produce un
sorprendente pedale booster/compressore in soluzione unica con routing variabile e i due effetti
miscelabili!
Serie, parallelo e altre complicazioni
Esiste una soluzione
complessa, ovvero l’inserimento degli effetti che implicano ritardo in un
percorso di segnale serie/parallelo,
tra l’altro già proposto brillantemente in alcuni pedali dedicati. Vedremo
questo argomento in un distinto articolo, trattando anche le pedaliere con loop
e qualche questione tecnica da cui, oltre un certo numero di effetti ed
esigenze esecutive, non si può prescindere: impedenze di uscita e ingresso,
buffer, ancora alimentazione, tipi di bypass e altro.
Fabrizio Dadò
Riferimenti