Siamo al secondo appuntamento dedicato alla scelta del mixer giusto. In questa puntata parliamo di una delle attività musicali più diffuse nel nostro Paese, il pianobar.
Abbiamo però pensato che un mixer che possa andare bene per il pianobar possa funzionare benissimo anche per il Karaoke, altra forma di intrattenimento molto amata fin dagli anni 90. Quindi, via con la lettura.
Il Pianobar è un’attività di intrattenimento musicale da molto tempo in voga ma che ha conosciuto un grande sviluppo in Italia fin dai primi anni 90, grazie anche al progressivo diffondersi delle tastiere elettroniche multitimbro e dei lettori di basi musicali.
A ben vedere infatti un’abitudine comune tra chi fa pianobar è l’uso di di basi preregistrate, una “moda” che deve la sua diffusione in concomitanza della comparsa sul mercato di strumenti adatti allo scopo, chiamati generalmente “expander” ed in grado di trasformare dei file digitali in vere e proprio canzoni. Il file in formato MIDI è stato - ed in parte è ancora - il vero protagonista di tale rivoluzione, salvo passare in periodi più recente a player e supporti più performanti e dalla qualità sonore superiori.
Anche il Karaoke, che è una pratica nata in oriente e sbarcata in Italia col celebre programma televisivo di Fiorello del 1992, fa uso di basi musicali ed in questo caso, una serie di cantanti spesso amatoriali, per puro spirito ludico, si cimentano nella performance dal vivo di fronte ad un pubblico divertito e partecipe.
Il mixer giusto? Semplice e funzionale!
Passando agli aspetti pratici, che sono quelli che interessano a noi, la parola d
’ordine è senza dubbio semplicità! Come avrete già capito, a differenza di una situazione in cui ci sono molti strumenti da amplificare (leggi il primo articolo), in questo caso il numero dei canali è certamente ridotto. Soprattutto in un Karaoke la semplicità di utilizzo è una delle prime esigenze alle quali far fronte, dato che, proprio per l
’intento amatoriale, è facile che ad operare alla strumentazione ci siano persone senza necessariamente conoscenze tecniche professionali.
La tipica performance di pianobar si compone di un musicista che suona e canta e, talvolta, un altro musicista ospite anch'esso con microfono e strumento per un totale di una manciata di canali. Difficilmente infatti che nella sua formula tipica il pianobar comprenda più di due musicisti. In caso contrario si parlerà più di
trio o di piccole band e questo è un discorso che
abbiamo già affrontato…
Per il Karaoke i canali potranno addirittura scendere ulteriormente in quanto a numero, essendo sufficienti due canali stereo per la base ed un paio di input microfonici per i cantanti.
In entrambi i casi, pianobar e karaoke, i sistemi wireless,
senza filo, sono quelli ad essere preferiti per i microfoni dei cantanti e, a
tal proposito, potrete trovare qualche indicazione nella nostra appendice
sotto.
Non
dimentichiamo però che, ancora una volta, sarà sempre auspicabile prevedere
almeno una linea AUX dedicata al monitoraggio dei cantanti: ascoltare la
propria voce dall
’impianto di
diffusione principale, bench
é sia una cosa abbastanza diffusa, non rappresenta mai
una condizione ideale.
Canali, uscite, effetti
Se dovessimo
consigliare a questo punto un numero di canali adatti a pianobar e karaoke
potremmo dire che un minimo di 4 canali potrebbero bastare.
La base musicale in stereo (si potrebbe andare
benissimo usare due IN sbilanciati) proveniente da un qualsiasi player e due
canali dedicati ai microfoni.
Se però volessimo prevedere qualche canale “spare”, ossia di scorta, per
microfono o base musicale, così da evitare il più possibile imprevisti durante
il live, un numero leggermente maggiore di input potrebbe sicuramente essere
altrettanto consigliato. In generale però, e per approssimazione, difficilmente
può servire un mixer con più di 8 canali.
Ma se la differenza di prezzo non fosse così consistente
meglio qualche canale in più che in meno...
Lo Spare
Spare significa
letteralmente
“scorta” in lingua inglese, ed il concetto non necessita certo
di essere spiegato ulteriormente. Senza voler entrare in complicate discussioni
in merito ai livelli
“layer” di sicurezza, si sappia che prevedere un “piano B” può talvolta salvare la
serata.
L’interruzione di
una base, o peggio il tipico
“talking fish” (effetto pesce)
durante una performance non è mai una cosa piacevole.
Ci sono però situazione in cui sbagliare è ancora meno indicato, soprattutto se
il lavoro è di una certa importanza e, perché no, pagato bene…
In questo senso
vale la pena prevedere una scorta, delle base e del microfono, così da riuscire
in pochissimo tempo a gestire e risolvere il problema.
La cosa più semplice da fare e mandare il play delle
base musicale su due macchine fisicamente indipendenti così che nel momento che
una vada in
“crash”, l’altra continui a funzionare.
Per attivare il play in simultanea sulle due macchine
ci sono diverse modalità, che si basano sostanzialmente sul sync delle macchine
(chi volesse approfondire questo aspetto può fare qualche ricerca in rete).
Anche per passare da un canale all
'altro ci sono
diverse opzioni, nel più semplice dei casi si può semplicemente attivare il più
velocemente possibile i canali di scorta dal mixer, basta un minimo di
prontezze e riflessi efficiente! Certo è possibile che ci sarà qualche secondo
di pausa ma è una soluzione tutto sommato
“accettabile”, soprattutto considerando la semplicità di
azione.
Per quanto riguarda il microfono invece il consiglio è sempre
e solo uno: qualsiasi sistema wireless utilizziate,
prevedere un microfono di scorta col caro vecchio cavo dritto dentro
un canale del mixer. Credeteci, è ancora un metodo semplice ed utilizzato, a
tutti i livelli!
Cablaggi:
Due parole vanno
spese anche per i cablaggi. Il concetto è ancora una volta semplice e si riduce
in
“pulizia”. Si
avete capito bene, pulizia in termini di precisione nella cavetterie, cura
nella posa dei cavi e delle linee di alimentazione. Evitare matasse, cavi
troppo lunghi o peggio ancora cavi annodati e contorti renderà tutto il set up
più chiaro e funzionale e permetterà di intervenire anche con più facilità qualora
si presentassero problemi.
La voce: il
microfono adatto a noi!
Visto che in una
performance di pianobar la voce è una delle cose più importanti - e altrettanto
spesso una delle poche cose
“dal vivo” durante lo show - è buona regola curarla con
perizia, investendo magari qualche euro in più nell
’acquisto di un microfono di qualità, ma soprattutto
scegliendo il microfono più indicato alle nostre caratteristiche vocali ed
esigenze tecniche.
Salvo rari casi, un microfono dinamico è quasi sempre la
soluzione più utilizzabile dal vivo, almeno in contesti di questo tipo.
Robustezza, maggior reiezione al feedback e semplicità d’uso lo rendono più adatto rispetto ai condensatori. Chiariamo
subito che non esiste
“IL” microfono
migliore e non esiste nemmeno lo standard assoluto come spesso si è portati a
pensare. Esistono microfoni di buona qualità che hanno caratteristiche
differenti, in termini di risposta dinamica e colorazione e che quindi si
adattano meglio alla nostra voce. Il segreto? Andare in un negozio fisico e
provarne alcuni, magari, se possibile, col proprio setup, così da capire con
precisione la resa sonora.
I Sistemi
Wireless
Wireless,
significa senza filo e anche in questo caso la definizione spiega già ampiamente
di cosa si tratta. Perché utilizzare microfoni senza filo? Certamente per avere
più
libertà di movimento e evitare l’intralcio del cavo. Se però consideriamo il pianobar - ancora
più che nel karaoke dove il sistema wireless è quasi un obbligo per ovvi motivi
legati alla performance - il microfono a filo rimane sempre una valida scelta.
Cosa c’è da sapere sul wireless? In primis che, pur
esistendo ad oggi sistemi di qualità ed affidabilità notevoli, il
malfunzionamento è sempre dietro l
’angolo.
Malfunzionamenti dovuti allo scaricarsi delle batterie del microfono, all
’interporsi di ostacoli tra il microfono e la ricevente, ad
eventuali problemi legati alle interferenze con le frequenze di trasmissione.
Esistono sistemi con la portante di trasmissione
analogica, digitale, sistemi semplici ed anche molto evoluti, a voi gli
approfondimenti del caso (
microfoni
wireless
) ed a voi la scelta. Il nostro consiglio è che,
quando non è necessario, il caro vecchio filo funziona sempre, ma se preferite
un sistema wireless allora una macchina stereo può fare al caso vostro.
Riverbero:
A ben vedere anche i mixer di una certa qualità possono
offrire effetti quali riverberi, delay, chorus, adeguati quindi non sempre una
macchina esterna si rende necessaria.
A questo punto però, prima di qualsiasi altra
divagazione sul tema, vogliamo esordire con una raccomandazione, che suona
quasi come un appello.
Vero che il
riverbero fa sempre una certa
“atmosfera” e restituisce profondità, respiro ed magia a voce
e strumenti ma, per favore, non esagerate! Questa è la prima regola. Il
riverbero
“aggiunge”,
quindi come conseguenza diretta oltre ai vantaggi di cui sopra, ha spesso anche
la controindicazione di
“offuscare” l’intelligibilità della
voce, soprattutto se non vengono usati correttamente alcuni parametri. Quale
riverbero usare? Una regola ovviamente non esiste, ma piuttosto sarebbe da
valutare di volta in volta in base alla stanza dove ci troviamo a suonare. Se
siamo in una sala ristorante da un centinaio di coperti, sarebbe abbastanza
inadatto inserire un preset
“concert arena” con tempi di decadimento del riverbero vicini
ai 3 secondi, non so se abbiamo reso l
’idea.
Oltre al tempo
di decadimento, ossia il tempo espresso in ms o secondi in cui l
’effetto decade, un altro parametro essenziale è il “pre delay” che si può trovare espresso anche in altri nomi ma
che rappresenta il tempo, espresso in millisecondi, che intercorre tra l'arrivo
del segnale al dispositivo di riverbero e l'inizio effettivo del segnale
riverberato. Prima di quella finestra temporale il suono è quindi
“dry”, senza effetto. Sconsigliamo
di usare valori prossimi allo zero, ma neppure esagerare troppo con
questo ritardo, causa strani delay acustici, generalmente sgradevoli.
Pronti per la
scelta!?
Abbiamo parlato
di mixer, microfoni, cablaggi, effetti ed adesso vorremmo guidarvi, se
possibile, nella scelta.
La premessa è sempre
quella che si abbia a disposizione un budget stellare, altrimenti il discorso
si farebbe in parte più semplice.
Ecco quelle che sono le tre caratteristiche alle quali
guardare prima di scegliere il mixer giusto:
- semplicità
- affidabilità
- dotazione effettistica integrata
- almeno 4 canali
- almeno un AUX (per monitoraggio musicista)
Oltre ad aver individuato il mixer adatto ed il
microfono giusto per voi, altre accortezza che possono fare la differenza
dipendono solo da voi: cura nei cavi e nella strumentazione in genere e una
organizzazione di base precisa e pragmatica potranno aiutarvi non poco...
Il catalogo SoundSation
in questo senso può offrire veramente moltissime alternative e, peraltro,
annovera prodotti molto completi, sia in numero di canali, effettistica onboard
con anche la possibilità di abbinare player tramite bluetooth.