Come
e quando nacque la voglia di suoni distorti e come si sviluppò negli Anni '60.
Ci occupiamo qui dei primi esempi noti di distorsione e in particolare dei primi fuzz, effetti a pedale (anche detti stompbox) dedicati alla distorsione.
Nell’articolo racconteremo come nacquero i primi
suoni distorti e con quali mezzi furono ottenuti.
Prima di proseguire, è utile che chi legge conosca le
differenze tra i vari effetti
a pedale per chitarristi e bassisti. A tal scopo consiglio la lettura
dell'articolo del blog Soundsation
su Come scegliere il giusto pedale overdrive o
distorsore.
Prodromi della distorsione
Fino alla metà degli Anni ’60 la distorsione
del suono della chitarra era vista piuttosto male, anche se poteva essere
presente per motivi tecnici, ad esempio come leggero crunch nelle incisioni di
musica jazz o blues. I suoni in voga per le produzioni pop, surf, country e
rockabilly erano tendenzialmente puliti, se non proprio cristallini: un esempio
per tutti, il suono della chitarra
Stratocaster®
di Hank Marvin (al secolo Brian Robson Rankin) degli inglesi Shadows, di cui è notissimo il grande successo Apache
del 1960.
Meno cristalline erano le incisioni dei musicisti
blues, da Sister Rosetta Tharpe a Hubert Sumlin (con Howlin’ Wolf), o
quelle di Link Wray, Chuck Berry, Tommy Tedesco in alcune session, e altri. A
volte accadeva per scelta, più spesso per i limiti dell'amplificazione, della
ripresa microfonica e dei banchi mixer.
Ad esempio, Paul McCartney sostiene
(sulla rivista “Guitar Player” di ottobre 1992) che i Beatles amavano far
distorcere e comprimere il suono dal mixer dello studio e racconta di aver
registrato per Ob-La-Di, Ob-La-Da (1968) una traccia di chitarra
acustica distorta proprio mandando gli aghi nella zona rossa della scala
dei VU meter, quindi alzando il livello della traccia oltre il limite della saturazione
(il grado di orientamento delle particelle magnetiche su un nastro oltre il
quale non è più possibile ri-orientarle per una successiva registrazione).
Fin dal 1960 operava come turnista in
California il famoso pedal steeler Orville Red Rhodes
(Monkees, Beach Boys, Byrds). Appassionato di elettronica, aveva realizzato
qualcosa di simile a un fuzz per gli amici musicisti. Il primo esempio di
distorsione espressamente voluta si ascolta nel 1962 proprio da un suo effetto,
sul brano The 2,000 Pound Bee dei Ventures. Il titolo del brano è
significativo: L'ape da 2.000 libbre!
Il Maestro Fuzz-Tone
L'anno precedente, il 1961, era accaduto il
fatto che aveva ufficialmente aperto le porte alla distorsione, e partendo da
un basso,
non da una chitarra! Infatti, registrando una sessione di basso a 6 corde del
chitarrista Grady Martin a Nashville, il fonico Glen Snoddy
(nella foto in B/N) si accorse che il suono inciso era “difettoso”. C’è chi
dice che il problema fosse nell’amplificatore di Martin, chi invece sostiene
che il basso, collegato direttamente a un ingresso del banco, l'avesse mandato
in distorsione. Sta di fatto che la traccia distorta fu apprezzata dalla
produzione e utilizzata per il brano di successo Don’t Worry del cantante country Marty Robbins. Poco dopo, sempre
nell'arco del '61, Grady Martin fece uscire a suo nome il pezzo The Fuzz, basato
sulla stessa sonorità distorta.
Sulla scorta di quel primo “errore tecnico”,
Glen Snoddy e l'ingegnere televisivo Revis Hobbs brevettarono il primo
distorsore, realizzato materialmente dalla Gibson: il Maestro Fuzz-Tone
(alla lettera, suono sfuocato, confuso o anche grinzoso). Funzionava su tre stadi di guadagno grazie a tre transistor
al germanio, ed era alimentato inizialmente con una e poi con due pile del
tipo C (mezze torce da 1,5 Volt, quindi solo 3 Volt in tutto!). Inizialmente la
Gibson lo integrò nel basso EB-0F e nella doppio manico chitarra-basso
EBSF-1250 (la F sta per Fuzz), per poi proporlo come effetto a se stante con il
nome Maestro FZ-1 nel 1962. I controlli erano due: Volume e, curiosamente,
Attack per la distorsione, definizione che sarà proposta anche su altri
modelli.
Il successo non arrise all'FZ-1 fino al 1965, quando Keith Richards
dei Rolling Stones ne usò uno per una
traccia pilota di (I Can't Get No) Satisfaction, che si dice dovesse
temporaneamente sostituire un riff di fiati. Il brano alla fine uscì con il famoso riff distorto di chitarra.
Inizialmente Richards non ne fu entusiasta, ma poi usò il fuzz Maestro anche
durante il tour negli USA dello stesso anno, iniziando un nuovo capitolo
della musica rock.
Val la pena ricordare qui che uno dei suoni
crunch di maggior successo di tutti i tempi, il riff di You Really Got Me
dei Kinks, era arrivato l'anno prima, nel 1964. Fu però ottenuto dal
chitarrista Dave Davies tagliando un altoparlante con una lametta; in un impeto
di rabbia per una delusione amorosa secondo lui, ma secondo altri durante un
litigio con il fratello cantante Ray, che parimenti sostenne di aver preso
quell'iniziativa.
Nel 1965 il circuito del Maestro FZ-1 venne
migliorato e il pedale rinominato FZ-1A. Nel 1968 Robert
Moog – ingegnere già inventore del sintetizzatore a suo nome – lo
trasformerà ulteriormente sostituendo i transistor al germanio (a sinistra
nella foto) con altri più stabili al silicio (a destra nella foto) e
alimentandolo finalmente con una batteria da 9 Volt (modello FZ-1B).
Nuovi fuzz dal Regno Unito
Quelli fin qui descritti non sono gli unici
segni noti della voglia di distorsione degli Anni '60. Anche Dick Denney,
musicista, tecnico e mitico progettista degli amplificatori Vox, ne aveva
disegnato uno nel 1965: il compatto Vox Distortion Booster, che la casa
inglese Jennings, dubbiosa, non volle mettere in commercio fino all'evidenza
del successo del Maestro. Si attaccava direttamente alla presa jack della
chitarra, così come nel 1969 accadrà per il booster
LPB-1 della statunitense Electro-Harmonix. Il contenitore dell'LPB-1 fu
usato anche per ospitare il circuito del Muff
Fuzz, che in realtà era un blando overdrive.
Nel 1964 il session man Victor Flick (sua la
chitarra del tema dei film di James
Bond) si era rivolto al tecnico Gary Hurst (ex-Vox,
ex-Elka) per far apportare delle modifiche al suo Maestro, a suo dire dotato di
un suono troppo sottile, ruvido e con poco sustain. Arrivò così nel 1965 il
primo Tone Bender (subito con pila da 9V e true bypass!), apprezzato tra
i primi da Jeff Beck, poi da Jimmy Page, Mick Ronson, Pete Townshend e tanti
altri.
Di lì a poco il pedale fu commercializzato
come Sola Sound Tone Bender, seguito da altri simili con lo stesso nome
prodotti dalla Vox, dalla Electronic Sounds e dal 1967 dall'italiana JEN
Elettronica (i primi esemplari italiani furono costruiti dalla Eko).
Altri fuzz furono proposti dalla
Baldwin-Burns (Buzzarounds), dalla Carlsbro
(Fuzz-Tone) e dalla WEM (Pep Box).
Il 1965 fu dunque l'anno della grande svolta
tecnica e musicale per il guitar sound elettrico. Grandi solisti come Eric
Clapton, Jimmy Page e Jeff Beck andavano facendo della distorsione un
definitivo elemento timbrico ed espressivo.
Il Fuzz Face
Jimi Hendrix fu probabilmente il più famoso e
influente nel determinare il grande successo dei fuzz costruiti dal batterista
e imprenditore inglese Ivor Arbiter: i Fuzz Face. Dotati di
transistor al germanio dal 1966 al 1968 circa, e in seguito di transistor al
silicio, i Fuzz Face erano costituiti da pochissimi componenti: due soli
transistor, qualche condensatore e resistenza, il tutto racchiuso in una base
per asta microfonica.
Narra Roger Mayer, il famoso progettista
(attrezzature recording, synth analogici, pedale Octavia) nonché sound engineer
di Jimi Hendrix, che il chitarrista era solito comprare i Fuzz Face in grandi
quantità per poter selezionare quelli più stabili e consistenti nel suono
(all'epoca il costo di un Fuzz Face era circa un quinto di quello di un
Maestro). È infatti nota la dipendenza del funzionamento dei transistor al
germanio da temperatura e alimentazione, risolta con l'arrivo di quelli al
silicio. Per lo stesso motivo, Mayer informa che in realtà i suoni di chitarra
registrati da Hendrix, diversamente da quelli live, erano ampiamente trattati
con adeguata pre-amplificazione (prima del pedale) ed equalizzazione (sul
mixer).
A causa di problemi finanziari, nel 1968 la
Arbiter si fuse con la Dallas Musical LTD, dando vita al marchio Dallas
Arbiter Fuzz Face. In seguito subentrerà la CBS e la produzione terminerà
nel 1975.
Dal fuzz in poi
Chiudiamo questo articolo con una menzione
del venerato Electro-Harmonix Big Muff Pi, distorsore progettato nel
1969 da Mike Matthews e Bob Myer sulla scorta del precedente Axis
Fuzz. C'è chi non lo ritiene propriamente un fuzz perché, oltre all'uso di tre
o quattro transistor (secondo i modelli), utilizza diodi per il clipping e
offre qualche complessità circuitale in più. Fu l'inizio di un nuovo corso che
sarebbe durato per tutti gli Anni '70. Ne parliamo nell'articolo Come scegliere il giusto pedale overdrive o
distorsore.
In conclusione, una
raccomandazione: qualunque replica di fuzz si decida di inserire nel
proprio rig, ricordiamoci che questi pedali funzionano al meglio se possono
“vedere” il pickup della chitarra. Quindi, prima posizione in pedaliera e niente buffer!
Fabrizio Dadò
Riferimenti
Guitar Player
Magazine n.274 - Ottobre 1992 (Miller Freeman Publications)
Axe – Periodico per
chitarristi n.171 - Marzo 2012 (Edizioni Palomino)
http://www.sixstringsvintage.com
TAG: strumenti-musicali, fuzz,
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