La
stessa chitarra e lo stesso pedale suonano in modo diverso a seconda
dell’amplificatore a cui sono collegati!
L’affermazione può sembrare banale, ma in realtà le nostre attese sonore possono essere deluse o soddisfatte in base a come amplifichiamo strumento ed effetti. In questo articolo ci dedichiamo alla relazione tra amplificatori e pedali per chitarra elettrica, dando per scontato che chi legge conosca gli argomenti trattati in altri articoli del blog Soundsation su: organizzazione della catena effetti, grandezze elettriche coinvolte, tipi di buffer e bypass.
Ci occupiamo in modo
succinto e comprensibile dell’accoppiamento
tra effetti a pedale (anche detti stompbox)
e amplificatori per chitarra elettrica,
dando per scontato che chi legge conosca già le differenze tra i vari effetti a pedale disponibili per chitarristi
e bassisti.
Nell’articolo
punteremo l’attenzione su effetti dinamici quali compressori, booster,
equalizzatori, overdrive e distorsori.
Le grandi famiglie di amplificatori
Ai fini
dell’accoppiamento con gli effetti possiamo suddividere gli amplificatori in quattro grandi famiglie:
- Valvolari 1: Fender Tweed (Bassman) e primi
Marshall (JTM, JMP)
- Valvolari 2: Fender Blackface, Mesa/Boogie
serie Mark
- Amplificatori multi-canale
- Solid-state e digitali
Premessa
Prima
di andare avanti, una precisazione e un suggerimento: molti chitarristi,
soprattutto hobbisti e collezionisti, tendono a spendere molti più soldi in chitarre che in amplificatori. Bene, a mio
avviso anche nel nostro campo varrebbe la pena adattare la cara vecchia regola
dell’Hi-Fi: il budget va suddiviso grosso modo al 50% tra il binomio lettore + amplificatore e le casse (o monitor o ascolti che dir si voglia). Trasportando
il concetto alla chitarra elettrica, spendiamo per il nostro amplificatore (o
testata con cassa) una somma paragonabile a quella spesa per la chitarra!
Ricordiamoci sempre che un grande
amplificatore fa suonare bene anche una chitarra mediocre, mentre una grande chitarra non fa suonare bene un
amplificatore mediocre. Non solo: la qualità della parte elettronica
dell’amplificatore deve essere commisurata a quella dell’altoparlante (o speaker
o cabinet che dir si voglia), che
influisce per un 50% sull’esito timbrico totale dell’ampli. Anche qui, un amplificatore mediocre si giova di un
ottimo altoparlante, un ottimo amplificatore è penalizzato da un altoparlante
scadente o inadatto ai nostri scopi timbrici. Estendendo i concetti
espressi, è assurdo avere una pedalboard che vale più dell’amplificatore
che ne riceve il segnale: bilanciamento
è la chiave per un sound di qualità, a meno di non essere dei creativi
fuori da ogni regola e contesto! Nell’articolo darò quindi per scontato che il
nostro amplificatore sia di qualità adeguata alla chitarra e agli effetti ad
esso collegati.
Amplificatori valvolari
- 1
Il
concetto di base da tenere in mente di qui in poi è che esistono disegni di
amplificatori con la sezione di
equalizzazione posta a valle della “distorsione”, come quelli descritti in
questo paragrafo, e altri con la sezione
di equalizzazione posta a monte della “distorsione”, come quelli del
paragrafo successivo: questo comporta una differenza sostanziale nel
comportamento timbrico e nella relazione con i pedali effetto.
I
Fender Bassman Tweed e i primi Marshall condividono a grandi linee il disegno circuitale, con i controlli di
tono a valle del guadagno. I Marshall degli Anni’60 e ’70 si distinsero per la
scelta di cabinet chiusi con altoparlanti da 12” e di
valvole EL34 per i finali, che hanno definito il British sound.
Questi
amplificatori e i loro simili e derivati sono grandi digeritori di pedali effetto! Anzi, possiamo dire che i
pedali sono nati e si sono sviluppati con loro. Colleghiamo un buon booster, un overdrive, un effetto di modulazione analogico e
otterremo un suono grosso, avvolgente e caldo.
Più
problematica la gestione di effetti di ritardo e ambiente, del resto non prevista
all’epoca della nascita di questi amplificatori, quando il delay
era quello dei nastri e i riverberi erano affidati a molle e lastre.
Aggiungiamo agli amplificatori indicati i pulitissimi
Hiwatt e i caldi Vox inglesi.
Amplificatori
valvolari – 2
Approdando
ai Fender Blackface (Twin, Deluxe,
Princeton, etc.), la selezione degli effetti dinamici si fa un po’ più
delicata. All’orecchio sono ampli caratterizzati da una bella presenza di bassi
e alti, con medie un po’ tagliate, da cui dipende la loro apprezzata nitidezza
sonora. La loro distorsione naturale tende quindi a esaltare bassi e alti, con il rischio di perdita di definizione dei
primi e asprezza dei secondi. Un booster renderà, amplificata, questa
caratteristica di base. Un overdrive o un distorsore devono avere un timbro di base caldo e ben equalizzabile
già sul pedale, ed è sempre possibile o consigliabile aggiungere alla catena
effetti i sottovalutati pedali di equalizzazione e compressione.
Il
Mesa/Boogie Mark 1 deriva dal disegno
Blackface (in origine, un Princeton) con l’aggiunta di un circuito di gain regolabile, quindi le
considerazioni fatte valgono anche per la serie Mark e gli amplificatori a due
canali simili (clean + stadi di guadagno
in cascata), tenendo presente che dovremo dosare l’uso degli effetti a
seconda del canale in uso: bene overdrive e modulazioni sul clean, bene gli
effetti dinamici in genere sia su clean che su lead, ma tenendo conto della
differenza. Non a caso Randall Smith (fondatore del marchio) dotò di EQ grafico solid-state post-gain alcuni
modelli Mark; un buon pedale equalizzatore, anche se lavora a monte del gain
dell’ampli, è di aiuto nel definire una distorsione che tende a slabbrarsi sui
bassi e ingolfarsi sulle medie.
Ampli multi-canale
Gli
amplificatori a valvole multi-canale
moderni tendono a offrire un compromesso buono per tutte le stagioni. L’ideale potrebbe
essere un canale clean tipo Blackface, un crunch tipo Tweed/Marshall, un lead
tipo Mesa (Blackface “moddato”) o Soldano
(JCM800 “moddato”)
e oltre secondo i gusti, fino al metal estremo. Alla luce di quanto esposto, si può facilmente capire che
non c’è una soluzione unica o facile.
Va
inoltre considerato che i canali di preamplificazione non sono i soli a
definire il suono generale del nostro rig, che cambierà secondo il tipo di
finale (per classe, valvole, raddrizzamento) e di altoparlante adottati!
Teniamo
presente che quando facciamo una scelta dovremmo poter provare insieme
chitarra, effetti e amplificatore; cosa non sempre facile ai tempi degli ordini online, ma evitiamo di operare alla cieca, acquisendo informazioni
da professionisti, siti, blog, video (con buoni monitor) e magazine online.
Ampli solid state e
digitali
Un
buon amplificatore solid state può essere una scelta obbligata dal punto di
vista economico. Ce ne sono di ottimi, ma, rispetto a quelli dei valvolari, i
canali clean di questi ampli non si “ammorbidiscono” timbricamente sotto la
spinta di overdrive e booster; quindi privilegiamo pedali analogici con una
sonorità calda e un attacco morbido.
Quanto
detto vale anche per buona parte degli amplificatori digitali, soprattutto per i
più economici. Un amp model digitale ben fatto, infatti,
dovrebbe reagire a un pedale come il riferimento analogico, ma resta il
problema di finale e altoparlante, solitamente a banda maggiormente estesa a
favore della versatilità; salvo eccezioni note, meglio quindi usare gli effetti onboard, pensati per l’uso
specifico.
Qualcosa sugli
altoparlanti
Sempre
nell’ottica di raggiungere un buon compromesso, la scelta dell’altoparlante è
fondamentale per l’interfacciamento con gli effetti, soprattutto di
distorsione. Esemplificando, una modifica classica è la sostituzione del cono Jensen o Eminence di un ampli Fender con un Celestion
per avere una distorsione più pronta e
gradevole. In realtà buona parte delle Case oggi fornisce soluzioni per tutti i gusti. La Mesa/Boogie
nel tempo ha offerto sui suoi amplificatori coni Electro-Voice (pulitissimi e robustissimi), Eminence (adatti a molti generi) e Celestion (orientati al rock), tutti denominati Black Shadow, ma
timbricamente diversi tra loro per venire incontro ai gusti e alle tendenze dei
generi musicali e dei tempi.
Qualche regola
Se
cerchiamo distorti di qualità, equilibrati e versatili, teniamo presente che:
- sono da preferire gli amplificatori semplici,
se possibile un buon mono canale o al massimo un due canali
- più l’amplificatore
è complesso e ricco di regolazioni e utilità, più difficile sarà far
quadrare il suono con i pedali, perché la somma di circuiti tende a far perdere dinamica, la famosa “pacca”
- i canali clean
molto puliti e definiti tendono a essere anche molto brillanti; usando
l’overdrive sbagliato, ne potrà risultare una distorsione aspra e scavata sui medi, che però può essere
utile per il metal; ad esempio, due effetti apparentemente molto simili
come un overdrive ispirato al TubeScreamer e uno di matrice British danno risultati
apprezzabilmente diversi: più pieno il primo, più asciutto il secondo:
quale useremmo con una chitarra tipo Les Paul e… Con
quale ampli?
- Per variare il
menu delle accoppiate con i nostri pedali e chitarre, consideriamo la possibilità
di possedere più di un buon
amplificatore e godere di suoni diversi da elettroniche e altoparlanti
diversi.
Bene,
ultimo consiglio: ascoltiamo i dischi e
i video storici, soprattutto live,
e ricerchiamo notizie sulla strumentazione usata quando desta il nostro
interesse. E non dimentichiamoci del concentrato tecnologico tutto fare sul nostro desk: ci sono voluti decenni di
accoppiamenti ampli/effetto giusti e sbagliati per mettercelo a disposizione!
Fabrizio Dadò